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Breve introduzione alla Germania tacitiana

Il De origine et situ Germanorum (lett. ‘Sull’origine e sulla regione dei Germani’), comunemente noto come Germania, è un’opera assai preziosa in quanto costituisce l’unica testimonianza conservata di una letteratura specificamente etnografica che doveva riscuotere un certo successo nella Roma imperiale e che già in precedenza aveva avuto larga fortuna nella cultura ellenistica[1]. Prima di Tacito, il filosofo Seneca si era dedicato a monografie sull’Egitto e sull’India, ma questi scritti non sono pervenuti fino ad oggi. Sono rimasti, però, excursus geo-etnografici di diversa ampiezza, contenuti nelle opere storiche di Cesare, Sallustio, Livio. Ad ogni modo, la Germania tacitiana appare interessante non solo perché offre una miniera di notizie circa quelle popolazioni così distanti da Roma, ma anche perché presenta diversi problemi esegetici, classificabili essenzialmente in tre categorie.

1) Cronologia relativa. Si discute se il De origine et situ Germanorum sia stato pubblicato prima o dopo il De vita et moribus Iulii Agricolae. La critica più recente appare orientata verso la seconda ipotesi, e sostiene l’esistenza di una contiguità temporale tra le due opere (forse redatte nel 98 d.C.). In effetti, elementi geo-etnografici sono rintracciabili in entrambi gli scritti, e risultano predominanti nella Germania. Quest’ultima, infatti, è una monografia dedicata alla descrizione del territorio germanico e dei suoi abitanti, e può essere suddivisa in due parti. Nella prima (capp. 1-27), vengono illustrati in generale i luoghi, le istituzioni, gli usi e costumi, mentre nella seconda (capp. 28-46) vengono passate in rassegna le singole popolazioni.

2) Fonti utilizzate. Canali (1991, VII) definisce «stimolante» l’ipotesi secondo cui gli incerti incarichi di Tacito in Germania «abbiano contribuito ad arricchirlo di nozioni dirette per la stesura» del proprio libello[2]. Di segno contrario è l’opinione di Conte (2012, 243), il quale ritiene che le informazioni etnografiche contenute nella Germania siano di seconda mano, ossia attinte da fonti scritte tra cui i Bella Germaniae di Plinio il Vecchio, il quale «aveva prestato servizio nelle armate del Reno e aveva preso parte a spedizioni oltre il fiume, nelle terre dei Germani non ancora sottoposti al dominio romano»[3]. Sembra che Tacito abbia seguito fedelmente la propria fonte, e che abbia aggiunto solo alcuni particolari che aggiornavano le notizie di Plinio, risalenti a circa quarant’anni addietro.

3) Finalità. Il libello tacitiano potrebbe essere: a. un opuscolo scritto quando Traiano, appena nominato imperatore, si trovava impegnato in Germania a combattere contro le popolazioni locali. Pertanto, la Germania sarebbe servita a spiegare all’opinione pubblica romana le motivazioni per cui il neo imperatore tardava a rientrare a Roma e si attardava a lungo in quei territori così distanti; b. l’espressione di una stupita ammirazione per un complesso di indomite popolazioni, la cui potenza risaltava ancora di più in confronto con la decadenza morale e politica dell’impero romano; c. un’opera dallo scopo esortativo, con la quale Tacito avrebbe voluto stimolare le residue forze imperiali instillando il terrore nei confronti della civiltà germanica, povera ma notevolmente aggressiva. Tuttavia, come sostiene Canali (1991, X), le tre finalità appena elencate potrebbero non essere in contrasto reciproco: Tacito dovette ritenere necessario esporre in che modo le popolazioni germaniche rappresentassero un grave pericolo per la stabilità dell’impero romano. L’opera avrebbe dovuto ispirare nei romani ammirazione e timore, assieme alla volontà di respingere la minaccia con maggiore ardimento. «Che una simile opera fosse pubblicata anche in omaggio a Traiano, nuovo imperatore e impegnato proprio contro tribù germaniche, non può essere né casuale né volutamente adulatorio» (Canali, ibid.).

[1] Si badi bene che la definizione della Germania come opera etnografica appare riduttiva: occorrerà, pertanto, ritornare su tale argomento e discutere più approfonditamente sulla natura e le finalità di tale monografia.

[2] L. Canali, Tacito. La Germania, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1991.

[3] G.B. Conte, Letteratura latina. L’età imperiale, Le Monnier Università, Firenze 2012.

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